

È un giorno di grande tristezza per il mondo della musica italiana. Il Maestro Peppe Vessicchio, nato a Napoli il 17 marzo 1956, è scomparso oggi all’età di 69 anni. Director simbolo del Festival di Sanremo, compositore, sperimentatore, accompagnatore silenzioso di innumerevoli interpreti, lascia un’eredità inestimabile.
Dagli esordi come arrangiatore, fino a dirigere grandi orchestre e programmi televisivi, Vessicchio ha tracciato una traiettoria densa e poliedrica. Ha collaborato con artisti come Gino Paoli, Zucchero, Anna Oxa e molti altri. Ha diretto programmi televisivi, è stato giudice, ha scritto un libro (“La musica fa crescere i pomodori”) e ha dato voce a una concezione della musica che va oltre la melodia: vibrazione, ambiente, vita.
È stato uno dei volti più riconoscibili dei festival di musica leggera in Italia, e ogni qualvolta saliva su quel palco con la bacchetta in mano, era un attimo di magia. Il suo silenzio dietro la bacchetta diventava eloquente, i suoi gesti semplici traducevano armonie complesse.
Oltre al genio musicale, emerge la figura di un uomo curioso, ironico, profondamente legato ai suoni del mondo naturale e alle sperimentazioni: dalla musica che “fa crescere i pomodori” a studi che mostrano come le vibrazioni possano influenzare la vita delle piante.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde non solo un grande direttore d’orchestra, ma un punto di riferimento per generazioni di musicisti, appassionati e spettatori. Il palco di Sanremo, le sale di registrazione, le orchestre sinfoniche: molti luoghi lo rivedranno, ma senza la sua presenza – e sarà inevitabilmente un po’ più silenzioso.
Grazie, Maestro. Per ogni nota diretta, ogni silenzio pregno, ogni spunto creativo che ci hai donato. La musica italiana ti deve molto. E noi, ognuno a modo proprio, ti diciamo: arrivederci.